L’e-commerce è parte integrante del nostro presente e, secondo il parere degli esperti, anche del nostro futuro. Nonostante la forte espansione verificatasi negli ultimi anni, però, vi sono ancora parecchi dubbi riguardo al corretto inquadramento fiscale dell’attività. Qual è il Codice ATECO per il commercio elettronico? Quale regime – forfettario, ordinario o ordinario semplificato – offre i maggiori vantaggi a livello economico?
L’articolo di oggi proverà a fare luce sull’argomento, per cui, se stai pensando di aprire un portale web specializzato o vuoi tentare la strada della vendita online per ampliare il business di un negozio o laboratorio “fisico”, qui troverai indicazioni precise su come muoverti. Ti spiegheremo, infatti, come avviare una piccola impresa nel settore dell’e-commerce e quale procedura burocratica dovrai seguire per operare in piena regola.
Scoprirai qual è il Codice ATECO per il commercio elettronico di prodotti e come riconoscere il regime fiscale che meglio risponde alle tue esigenze di neo-imprenditore digitale, permettendoti di risparmiare sulle imposte e di ridurre al minimo gli appuntamenti con il fisco! Come vedrai, aprire Partita IVA per vendere online è soltanto uno dei passaggi necessari. Non temere, però: con noi tutto sarà più semplice di quanto non immagini!
Codice ATECO per commercio elettronico: quale scegliere?
L’avvio di un’attività – come probabilmente già saprai – è strettamente connesso alla scelta del Codice ATECO: ciò vale per uno studio legale, per un’impresa di pulizie, per un infermiere freelance e per qualsiasi altro settore o categoria. Uno dei principali step della procedura per aprire la Partita IVA consiste, infatti, nell’indicare il codice che meglio rispecchia la nostra idea di business. Cosa succede, però, in un ambito innovativo come l’e-commerce?
Esiste un Codice ATECO per il commercio elettronico? Certo che sì!
Il codice previsto per la vendita online di prodotti è il seguente:
- 47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via internet
Questo codice si riferisce al commercio elettronico di prodotti ma – attenzione! – non di servizi personalizzati: pertanto, con la tua Partita IVA ed il tuo portale di e-commerce, potrai proporre ogni genere di articoli fisici (es. abbigliamento, tecnologia, complementi d’arredo, ecc.) e/o digitali (es. brani musicali in formato .mp3, video-lezioni, software e applicazioni disponibili con download diretto dal sito, giochi elettronici, ecc.), fatta eccezione per l’usato.
Vendita online di prodotti: inquadramento e requisiti
Una volta individuato il Codice ATECO per il commercio elettronico di prodotti, passiamo ad analizzare l’inquadramento previsto per questa attività: ditta individuale di tipo commerciale. Cosa comporta tutto ciò?
- per aprire Partita IVA dovrai seguire una procedura, conosciuta come ComUnica, più complessa (e soprattutto non gratuita) rispetto a quella richiesta per le attività dei liberi professionisti;
- dovrai iscriverti al REA della Camera di Commercio e presentare la SCIA in Comune;
- dovrai iscriverti alla Gestione Commercianti e Artigiani dell’INPS, alla quale verserai i tuoi contributi;
- adottando il regime forfettario, avrai un coefficiente di redditività pari al 40% e beneficerai, ogni anno, di una deduzione automatica pari al 60% del fatturato che hai incassato, che andrà a coprire le spese sostenute.
Ricorda, inoltre, che non puoi utilizzare il Codice ATECO per commercio elettronico se:
- hai procedimenti penali in corso;
- vendi prodotti usati (per i quali esiste un regime fiscale a parte).
Dropshipping e commercio elettronico: cosa cambia?
Quella del Dropshipping è una tendenza destinata ad affermarsi sempre più nel settore del commercio elettronico, per via degli grandi vantaggi di cui gode il venditore: questi, infatti, non deve occuparsi dello stoccaggio della merce, ma solamente della promozione e vendita online, risparmiando così su molti costi.
Sorge, però, un dubbio: è possibile adottare lo stesso Codice ATECO per il commercio elettronico organizzato secondo la modalità del Dropshipping? Ebbene, ciò è consentito soltanto ai dropshipper che curano interamente le operazioni, ovvero fino al termine delle transazioni. Chi, invece, si limita a presentare e pubblicizzare i prodotti, senza di fatto provvedere alle vendite, deve utilizzare il codice apposito per il settore marketing/advertising.
Come avviare un’impresa nel ramo dell’e-commerce?
Come abbiamo anticipato, mentre un medico o un ingegnere può iniziare rapidamente a lavorare come libero professionista, per le nuove ditte individuali occorre passare attraverso la compilazione e presentazione della ComUnica, che a sua volta racchiude più passaggi in un unico adempimento svolto per via telematica:
- iscrizione al REA Camera di Commercio;
- apertura Partita IVA con Codice ATECO per il commercio elettronico e indicazione regime fiscale;
- iscrizione all’INPS, e precisamente alla Gestione Commercianti e Artigiani.
Contestualmente alla ComUnica, dovrai presentare anche la SCIA comunale e i seguenti dati:
- dati catastali dell’immobile dove si svolgerà l’attività;
- dati catastali dell’immobile utilizzato per lo stoccaggio della merce;
- indirizzo sito e-commerce;
- elenco dei prodotti venduti.
Se sei agli inizi e non disponi di un “luogo di lavoro” (ad esempio, se svolgi l’attività da casa mediante il PC), né tanto meno di un magazzino, puoi indicare come indirizzo quello della tua residenza o del tuo domicilio.
Riguardo al sito e-commerce, invece, puoi scegliere sia di utilizzare un portale costruito ex novo, dunque con un proprio indirizzo, sia di affiliarti ad una delle tante piattaforme che permettono di vendere prodotti online.
Commercio elettronico e tassazione forfettaria
Dopo aver elencato le principali cose da fare per aprire Partita IVA con Codice ATECO per commercio elettronico, è il momento di affrontare la questione dei costi: tasse e contributi, come puoi facilmente intuire, rappresentano la parte più consistente delle spese annuali. Come calcolarli? Scopriamolo insieme!
Innanzitutto, sappi che le imposte variano a seconda del regime fiscale in uso: quindi, se anche tu opterai per il regime forfettario, come consigliamo ai professionisti e alle imprese individuali con incassi inferiori a 65.000 euro, potrai versare solo il 15% del tuo reddito imponibile, al posto dei normali tributi (ossia Irpef, Irap e via di seguito).
Se, inoltre, la tua attività presenta i requisiti necessari per accedere anche all’aliquota start-up, la tassazione risulterà ancora più conveniente: pagherai solo una quota pari al 5% del tuo reddito imponibile per i primi 5 anni!
Nel regime forfettario – devi sapere – il reddito imponibile non si calcola analiticamente (ossia voce per voce), ma corrisponde ad una quota percentuale del fatturato complessivamente incassato, stabilita dalla normativa: utilizzando il Codice ATECO per il commercio elettronico, nello specifico, tale quota sarà pari al 40%.
Che significa? Ad esempio, su un incasso fatturato di 10.000 euro, circa 4.000 euro (ossia il 40%, meno la quota versata nell’anno precedente per i contributi previdenziali, sempre interamente deducibili) saranno sottoposti alla tassazione forfettaria, mentre i rimanenti 6.000 euro vanno sottratti a copertura dei costi d’impresa.
Pertanto, l’importo finale dovuto al fisco sarà pari al 15% o al 5% di 4.000 euro (meno i contributi), vale a dire circa 600 o 200 euro. Facile, no?
Contributi previdenziali per venditori online
Oltre alle imposte, tra i costi fissi della Partita IVA con Codice ATECO per commercio elettronico è impossibile non menzionare i contributi previdenziali. Dato che, come abbiamo visto, la vendita online è classificata come attività commerciale, e dunque d’impresa, farai capo alla Gestione Commercianti e Artigiani dell’INPS e, di conseguenza, sarai tenuto a versare le seguenti tipologie di contributi:
- per i redditi fino a 15.953 euro, solo un contributo fisso obbligatorio di circa 3.850 euro;
- per i redditi superiori a 15.953 euro, anche un contributo pari al 24,09% calcolato solo sull’eccedente.
Per i commercianti di età inferiore ai 21 anni, inoltre, sono previste le seguenti riduzioni:
- contributo fisso → da 3.850 euro a 3.515 euro, per i redditi inferiori a 15.953 euro;
- contributo percentuale → aliquota ridotta da 24,09% a 21,99%, applicata solo sulla parte eccedente.
Vendita online senza Partita IVA: quando è possibile?
Può capitare, specialmente durante il periodo iniziale, che i costi sembrino troppo elevati, per cui si finisce per ripiegare su una “soluzione alternativa” più o meno valida a livello fiscale. Sappiamo, infatti, che la vendita online di prodotti senza né Partita IVA, né ovviamente Codice ATECO per il commercio elettronico, è consentita soltanto se si parla di singole cessioni, e non di un lavoro stabile, duraturo e ripetuto nel tempo.
Pertanto, se ti capita di vendere in rete un quadro, un brano .mp3 o un abito che hai realizzato, utilizzando i social network o un portale specializzato, puoi farlo senza preoccuparti di aprire Partita IVA. Ma, se sei titolare di un sito e-commerce o hai un contratto di collaborazione con siti web, piattaforme, aziende (come nel caso, già analizzato, del dropshipping), ecc. che si occupano di vendite online, devi per forza regolarizzare la tua posizione.
Commercio elettronico e adempimenti fiscali: come fare?
Aprire Partita IVA con il Codice ATECO per il commercio elettronico vuol dire essere pronti ad affrontare una serie di costi e adempimenti durante l’anno. Dovrai, infatti, presentare la dichiarazione dei redditi, calcolare e versare imposte e contributi, ma non solo! Chiunque lavori nel mondo delle vendite online, infatti, viene facilmente a contatto con operatori stranieri, sia residenti in Paesi UE che extraeuropei. Per questo motivo, oltre che ai normali obblighi fiscali, bisogna provvedere anche all’iscrizione al VIES, alle procedure di reverse charge ed altri adempimenti. Quindi, se non vuoi rischiare multe e/o sanzioni, dovrai giocoforza servirti di un commercialista discretamente preparato nel settore.